La Campagna shock: animali soffocati dalla plastica

La plastica che usiamo tutti i giorni diventa una vera e propria arma di tortura per gli oceani e i loro abitanti.

La nuova campagna di Sea Shepherd, la Ong che si occupa della salute del mare, punta dritto alla sensibilizzazione contro l’inquinamento utilizzando delle immagini molto forti: animali intrappolati in sacchetti di plastica.
Questo accade tutti i giorni anche nei nostri mari (vi abbiamo parlato della tartaruga trovata morta e con la bocca piena di plastica nei pressi del litorale di Le Castella).

Un mare di plastica
La grande maggioranza dei rifiuti è plastica: in tutto il mondo, ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscano in mare! Nel nostro Mediterraneo la concentrazione dei rifiuti in mare è pari a quella delle cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico.

La campagna di Sea Shepherd
La Ong ha utilizzato delle foto, riprodotte al computer, di grande impatto emotivo per cercare di sensibilizzare il più possibile circa la drammaticità in cui versano i nostri mari.
Anche il claim della campagna è molto significativo “La plastica che usi una volta tortura gli oceani per sempre“.

I rifiuti in mare una vera emergenza
Dalle alici alle tartarughe, sono almeno 135 le specie marine mediterranee che ingeriscono oggetti di plastica o vi finiscono intrappolati. Il risultato è che la maggior parte muoiono soffocati. Una vera emergenza!

Plastica: una bomba ecologica
Oramai ne siamo tutti consapevoli che la plastica è divenuta una bomba ecologica che minaccia costantemente l’ecosistema marino.
La plastica è il vero problema della nostra epoca. Infatti, in un rapporto pubblicato nel 2016 dalle Nazioni Unite, si evince che i rifiuti marini, minacciano la sopravvivenza di oltre 800 specie animali che muoiono soprattutto ingoiando rifiuti.
Il fondatore del Sea Shepherd, Paul Watson, ha detto che “gli scienziati avvertono che nel 2050 ci sarà più plastica negli oceani rispetto ai pesci nel mare”…concludendo “se gli oceani muoiono, moriamo anche noi”.

 

, , , , , ,