L’energia grigia che si nasconde dietro le nostre scelte

Cosa hanno in comune materiali come l’alluminio, l’acciaio e il rame? L’elevato consumo energetico necessario per produrli. Spesso non pensiamo che dietro ogni produzione di un materiale, c’è l’utilizzo di energia più o meno grande a seconda del grado di trasformazione delle sue materie prime d’origine e delle sue caratteristiche finali. Questa è la cosiddetta “energia grigia” o energia virtuale, nascosta cioè la quantità di energia che somma gli input energetici (carburante o energia elettrica, materiali, risorse umane ecc.) impiegati dal momento dell’estrazione della materia prima, da cui deriva un oggetto, fino al suo smaltimento o riciclo a fine vita. Esistono varie metodologie per calcolare la quantità di energia grigia: alcune si basano sulla quantità di petrolio che è necessario consumare, altre sulla quantità di luce solare utilizzata nei processi ecologici. Il concetto è relativamente nuovo e la comunità scientifica sta ancora lavorando per arrivare a uno standard di calcolo internazionale, fondamentale per indicare l’indice di sostenibilità di qualunque materiale o servizio.

I materiali sintetici di origine petrolchimica e quelli con un’alta temperatura di cottura come l’alluminio sono quelli ad avere energia grigia più alta. Questi materiali vengono tutti prodotti a livello industriale con fonti non rinnovabili quali il fossile (gas, carbone, petrolio) e il nucleare perché ancora su scala industriale non esiste una tecnologia che permette l’uso di energie rinnovabili.

Le quantità di energia necessarie per produrre alcuni materiali sono molto alti: ad esempio l’energia che serve per produrre una lattina di alluminio da 33 cl equivale all’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 10 watt per più di una giornata. Per fortuna la maggior parte delle lattine di alluminio viene riciclata con un risparmio energetico che può raggiungere il 95%.

La scelta di materiali per le necessità dell’uomo a più basso contenuto di energia grigia deve diventare questione importante per la sostenibilità ambientale. Il riciclo e il riuso possono contribuire non poco a ridurre il consumo energetico di carburanti fossili ma spesso bisogna anche pensare a metodi alternativi per evitarne la produzione. Ad esempio nel caso dell’inquinamento causato dal packaging industriale si è iniziato a testare la ricerca attorno al packaging organico, grazie ad imballaggi sostenibili, commestibili e biodegradabili. Fra le sostanze naturali maggiormente usate per produrre le confezioni ci sono funghi, alghe e le foglie d’ulivo, di cui si sta discutendo di recente. Il nostro Pianeta ha ancora la possibilità di essere salvato ma molto dipende da noi e dalle nostre scelte produttive e consumistiche, sia a livello collettivo che individuale.

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