Il quesito che gli elettori troveranno stampato sulla scheda è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».
Votando SI l’elettore indica la volontà di abrogare la normativa richiamata dal quesito referendario, limitando le attività estrattive e di ricerca a soli 10 anni, anziché alla durata di vita utile attualmente prevista dalla norma
Votando NO l’elettore indica la volontà di mantenere la vigente normativa richiamata dal quesito referendario.
Le Ragioni del SI
Se al referendum dovessero vincere il sì, gli impianti delle 21 concessioni dovranno chiudere tra circa cinque-dieci anni; le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza fissata al momento del rilascio delle concessioni. Se la norma non venisse abrogata, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero scadenza certa e le trivellazioni potrebbero pertanto durare per moltissimi anni.
La ragione principale per votare SI è dare un segnale di modernità e di sostenibilità ecologica, contrario all’ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili e a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative.
Alcune delle principali Associazioni ambientaliste e personaggi della cultura a favore del SI sono: WWF, Greenpeace Italia, Lega Ambiente, LifeGate, Fiom-CGIL, Slow Food, QualEnergia, la scrittrice Dacia Maraini e il premio Nobel Dario Fo
Le Ragioni del NO
Contro il referendum è stato fondato il comitato “Ottimisti e razionali“, presieduto da Gianfranco Borghini, ex deputato del Partito Comunista e poi del PdS. Il comitato sostiene che continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un modo sicuro di limitare l’inquinamento: l’Italia estrae sul suo territorio circa il 10 per cento del gas e del petrolio che utilizza, e questa produzione ha evitato il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere negli ultimi anni.
Il referendum, secondo il comitato del NO, somiglia a un tentativo politico, delle regioni che hanno richiesto la consultazione popolare, di fare pressioni sul governo in una fase in cui una serie di leggi recentemente approvate e la riforma costituzionale in discussione stanno togliendo loro numerose autonomie e competenze, anche in materia energetica.