La rivoluzione energetica nigeriana parte dalle donne

In molte zone dell’Africa sub-sahariana le uniche fonti di energia sono ancora la legna e il carbone. In Nigeria, nonostante le riserve petrolifere, circa 198 milioni di persone non hanno accesso all’energia elettrica. Ma entro 10 anni il paese più popoloso d’Africa vuole portare l’elettricità al 90 % della popolazione, e di questa, almeno un terzo dovrebbe provenire da fonti rinnovabili.

Per fare ciò nel 2016 è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione che punta a promuovere l’energia rinnovabile. Per lo sviluppo della campagna Ify Malo, avvocato e imprenditrice, ha avviato il programma Women Dre (Energia rinnovabile decentralizzata per le donne). L’obiettivo è quello di formare giovani imprenditrici nel settore del fotovoltaico, dando loro la possibilità di diventare produttrici e distributrici di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Poi c’è Damilola Ogunbiyi, ingegnere e la prima donna a guidare la principale agenzia della Nigeria responsabile della fornitura di elettricità alle comunità rurali: la Rea (Rural electrification agency). Non solo, anche la Renewable energy association of Nigeria (Rean) è composta da un consiglio esecutivo a maggioranza femminile (due su tre). Entrambe sono proprietarie di aziende che operano nel settore delle rinnovabili. Studi di settore, infatti, hanno dimostrato che investire nelle donne ha un impatto positivo sulla produttività e sulla crescita sostenibile.

Ci sono poi iniziative completamente dedicate alle donne, come la Ruwes (Rural women energy security) che punta a migliorare l’economia rurale e la salute delle donne. Fornisce infatti forni più efficienti e nuove lampade, per cucinare e illuminare le proprie abitazioni e sostituire gli inefficienti e spesso pericolosi per la salute, strumenti di cottura, riscaldamento e illuminazione.

Con queste buone pratiche per incentivare l’elettrificazione, entro il 2020 la domanda di energia elettrica dovrebbe raddoppiare.

, , , , , ,