Perché la plastica è la minaccia più pericolosa per i nostri oceani

Ogni anno si stima che otto milioni di tonnellate di plastica fluttuano negli oceani. L’80% dei rifiuti oceanici proviene dalla terra ferma, mentre il restante 20% arriva dalle navi. Se non si cambia lo stile di vita, nel 2025 ci potrebbe essere una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesci nell’oceano, mettendo in pericolo molte specie marine, alcune delle quali a rischio estinzione. Rifiuti, detriti, attrezzi da pesca, sacchetti e perfino le cannucce rappresentano una minaccia mortale per la vita marina. Filo e reti da pesca sono pericolosi non solo quando vengono utilizzati per pescare, ma continuano a minacciare uccelli, tartarughe e cetacei anche quando ormai hanno terminato la loro funzione primaria, avvolgendosi in un abbraccio mortale attorno agli animali. I sacchetti di plastica vengono facilmente scambiati per meduse e inghiottiti come alimento, mentre le cannucce possono bloccarsi in una narice, nell’occhio o addirittura in gola di una tartaruga marina o di un qualsiasi altro animale marino.

Quando si parla di plastica si pensa immediatamente alle isole galleggianti di rifiuti, in realtà la questione è molto più complessa. A impattare sugli animali marini sono soprattutto le microplastiche, frammenti di grandezza inferiori ai 5 millimetri, che possono essere prodotte dall’industria o derivare da noi consumatori (ad esempio dall’usura degli pneumatici o dalle fibre che vengono rilasciate durante i lavaggi dei tessuti). Gli uccelli scambiano gli oggetti dai colori vivaci per cibo oppure li ingeriscono accidentalmente e l’impatto sulla loro salute può essere devastante: da varie forme di avvelenamento fino alla morte. Infine vi sono miliardi di particelle, pressoché invisibili a occhio nudo, che entrano nella catena alimentare degli ecosistemi marini e possono finire anche nel nostro piatto.

Le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee, secondo le recenti analisi, il rapporto tra le tonnellate di plastica presenti negli oceani e quelle di pesce, che attualmente è di uno a cinque, diventerà di uno a tre già nel 2025, con il risultato che nel 2050 ci sarà più plastica che pesci nel mare. Varie sono le iniziative che in questi anni i Governi cercano di attuare per cercare di limitare i danni all’ambiente: dal primo gennaio 2018 ad esempio i classici sacchetti di plastica per frutta e verdura dei supermercati, saranno a pagamento per cercare di limitarne i consumi.  Tutti noi siamo quindi chiamati ad una migliore gestione nell’utilizzo della plastica nella vita di tutti i giorni, perché l’unione di piccoli gesti fa la differenza.

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