I disastri dell’ambiente: il futuro che verrà

Catastrofi naturali, eventi meteorologici estremi, cambiamenti climatici, danni ambientali, perdita di biodiversità, sono fenomeni sempre più frequenti che, secondo il Global Risks Report, pubblicato dal World Economic Forum nel 2020, sarebbero tutti riconducibili alle azioni umane.

Una prospettiva certamente agghiacciante, alla quale ancora pochi credono davvero. Eppure, basta pensare ai più recenti disastri, dal riversamento della petroliera alle Mauritius, al deposito di rifiuti elettrici in Cina fino all’incendio della Foresta Amazzonica, per capire che è proprio l’uomo la causa dei suoi stessi mali.

Le motivazioni sono molteplici e, in occasione della Giornata per la Riduzione dei Disastri ambientali, proviamo a rintracciarne qualcuna:

  • Sovraffollamento. Il mondo ha aggiunto circa 1 miliardo di abitanti negli ultimi 15 anni e si prevede che la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100. La presenza invasiva di un numero di persone superiore alle risorse, ha comportato uno sfruttamento eccessivo del Pianeta.
  • Inquinamento. Gli esseri umani inquinano aria, suolo e acqua e lo fanno consapevolmente. Dai rifiuti gettati in strada, alle tonnellate di anidride carbonica riversate nell’atmosfera ogni anno, fino ai rifiuti chimici indebitamente insabbiati sotto terra o gettati in acqua.
  • Processi industriali. I processi industriali servono per lo sviluppo economico e sociale dei paesi, ma – a causa dell’uso di sostanze altamente pericolose che possono dare origine a eventi incidentali – svolgono un ruolo primario nel degrado dell’ambiente e nel diffondersi di disastri ambientali causati dall’uomo.  
  • Deforestazione. Le cause della deforestazioni sono da attribuire all’agricoltura, alle infrastrutture mal pianificate, al disboscamento illegale. Perdiamo ogni anno 18,7 milioni di acri di foreste, pari a circa 27 campi da calcio al minuto.

Non ultimi per importanza, il riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani, dovuti alle sempre maggiori concentrazioni di CO₂ in atmosfera.
Le attuali misurazioni di CO₂ hanno superato le 400 parti per milione (PPM), superando così ogni record a partire da 400.000 anni fa.
Ad oggi, questi livelli di CO₂ hanno contribuito all’aumento di quasi 1 grado della temperatura media del pianeta.

Inoltre, la CO₂ dissolvendosi nell’oceano e legandosi con l’acqua di mare crea acido carbonico, portando all’acidificazione degli oceani. Negli ultimi anni l’acidità degli oceani è aumentata di circa il 30% rispetto agli ultimi 200 anni, livello che l’oceano non ha raggiunto in oltre 20 milioni di anni.

Considerato questo quadro, è necessaria ed urgente un’inversione di tendenza.