AMBIENTE E COVID: EFFETTI POSITIVI REALI O LEGGENDE METROPOLITANE?

Lo abbiamo creduto per settimane, giorni, mesi.

Durante il primo lockdown, complice la paura e il disorientamento legati all’emergenza sanitaria, ci siamo spesso consolati pensando ai benefici che sembrava aver ricavato la natura dall’immobilità umana.

Un’illusione, della quale acquisiamo consapevolezza, alla luce del devastante impatto che il covid sembra aver avuto sull’ambiente. 

Lo si deduce dal rapporto stilato da Vivid Economics, i cui ricercatori hanno elaborato un Greenness Stimulus Index per misurare la sostenibilità ambientale delle misure economiche messe in campo dai diversi governi per rilanciare le attività produttive colpite dalla Pandemia.

Ebbene, si tratta di un indice negativo per 16 dei Paesi del G20: vale a dire che, in tutte queste nazioni, gli incentivi hanno prodotto un aumento delle emissioni di CO2 anziché una loro riduzione.

Per l’Italia, in particolar modo, indice negativo fino a -20. “Un punteggio negativo determinato dalle sue prestazioni ambientali di base”, come si legge nel rapporto, considerando l’immane sforzo finanziario messo in campo. 

Quasi 13 mila miliardi di dollari stanziati in tutto il mondo per gli aiuti ai settori in difficoltà, di cui meno di 4mila indirizzati a settori direttamente collegati alle emissioni di CO2, come agricoltura, industria, rifiuti, energia, trasporti.  

Un problema che tocca picchi importanti nei paesi più all’avanguardia, “segno di una cattiva gestione prolungata nel tempo” secondo il giornalista Alen Weisman e “di una mancata leadership politica forte” secondo Paolo Vineis.

“Non resta che confidare in una nuova generazione di imprenditori illuminati”. Capaci magari di far diventare positivi i Greenness Stimulus Index di tutti i paesi, Italia compresa.